Pubblicato da: oltrelacoltre | 11 dicembre 2016

Gentiloni fa rima con?

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Il conte Paolo Gentiloni, ricchissimo rampollo di una famiglia appartenente all’aristocrazia nera italiana, quella dei conti Gentiloni Silverj della Casata Nobiliare di Filottrano, sarà il prossimo grottesco presidente del consiglio che il comitato per affari tristemente noto come PD imporrà al popolo italiano.
Uno degli ultimi lasciti infetti del maledettissimo ’68. Gentiloni – come tutti gli altolocati figli di papà che giocavano a fare i rivoluzionari quando andava di moda – nel periodo giovanile della sua vita si dichiarava Maoista e militava nel Movimento Lavoratori per il Socialismo.
E’ stato probabilmente il peggiore Ministro degli Esteri che l’Italia abbia avuto nella sua vituperata storia: il più filoamericano e filoUE, il più antipatriottico.


Ha caldeggiato e appoggiato il colpo di stato nazifascista contro l’Ucraina e il terrorismo dei tagliagole, sedicenti “ribelli”, contro la Siria di Assad.
Ha assecondato e sostenuto le destabilizzazioni e gli attacchi contro i paesi dell’America Latina da parte degli USA e le deliranti “Sanzioni contro la Russia di Putin” che hanno dato la mazzata finale alla nostra già claudicante economia, causando la chiusura di centinaia di aziende e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Ha sostenuto pubblicamente che l’Italia dovrebbe cedere la propria sovranità alle oligarchie europee, e solo per questo dovrebbe essere arrestato per alto tradimento.
Mentre il popolo cubano piangeva la morte di Fidel Castro e tutti i governi del mondo, amici e nemici, ne tributavano la grandezza e gli rendevano onore, egli dichiarava: “Con la morte di Castro si è chiusa una pagina drammatica del novecento”.
Ovviamente con questo popò di curriculum non poteva che essere lui il curatore fallimentare dell’Italia per conto di Bruxelles.
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Pubblicato da: oltrelacoltre | 3 dicembre 2016

L’insegnamento dell’ignoranza.

1984

Era un solitario fantasma che proclamava una verità che nessuno avrebbe mai udita. Ma per tutto il tempo impiegato a proclamarla, in un qualche misterioso modo la continuità non sarebbe stata interrotta. Non era col farsi udire, ma col resistere alla stupidità che si sarebbe potuto portare innanzi la propria eredità d’uomo”.
[George Orwell – 1984]

I sistemi scolastici odierni sono allo sbando e alla completa mercè del potere e dei potenti. Oggi è palese l’esistenza di un movimento che da oltre trent’anni orienta il mondo dell’istruzione. Con la scusa della democratizzazione e della modernizzazione dell’insegnamento, è stata instaurata la scuola del capitalismo totale, ovvero la base dal quale organizzazioni multinazionali possono condurre la guerra socio-economica mondiale di questo sventurato XXI secolo.

I padroni del pianeta tengono al guinzaglio le armate “culturali”, fatte di legali, uomini di lettere e scienziati. Essi sono le sentinelle del sistema e vegliano quotidianamente che nessuno metta in pericolo la governabilità del mondo.
Esiste quindi uno stretto rapporto tra il mondo dell’istruzione e il quello politico-economico. Sono svariati i circoli elitari e i think tank dove questi due mondi si rapportano. A pochi eletti è concesso di parteciparvi. La grande massa è esclusa. Il grande pubblico rimane all’oscuro di quanto viene discusso e deciso. Solo pochi ricercatori della verità riescono a fare breccia nel muro di gomma che protegge queste congreghe cospirative.

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L’ultimo intellettuale italiano conosciuto dalle masse aveva individuato la radice sociale della crisi di questo sistema ultraliberista, relativista, edonista e capitalista.

Le sue invettive erano mirate e lucide. Proprio per questo è stato eliminato.

Oggi, questo monito (nell’immagine), ha più valore che mai.

In un mondo di servi, lacchè, grillini, piddini, nani, troie, acrobati e giullari, dove si può, e si deve, dire tutto e il contrario di tutto, in cui ogni cosa è lecita e il caos individualsta è scambiato per libertà, le sue parole dovrebbero infuocare la coscienza e la consapevolezza della gente.

Il popolo dormiente, annichilito, alienato e asservito, in un torpore atarassico con pochi precedenti nella storia, non si accorge che le modalità di lotta al sistema fin’ora utilizzate sono contigue e integranti al sistema stesso.

Difatti, è lo stesso potere ad elargire “prassi rivoluzionarie”. Esse rimangono ben nascoste dietro filosofie politcallly correct, facili demagogie, vuoti populismi, irritanti perbenismi e false ideologie alla moda, condite da rabbia, invidia e violenza. Queste prassi prendono piede con lo stessa velocità con cui si dissolvono.

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Davvero pensate che con un “Si” o un “No” potremo dare il via ad un processo di cambiamento reale?
Crediamo davvero che elité al potere lasceranno decidere ad un popolo confuso e artefatto le future sorti politiche/economiche dei nostri territori?
La strada, in un modo o nell’altro, è già tracciata, si va verso un accentramento dei poteri, già preceduto da una concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, dove la folla sarà relegata in un angolo, come pubblico spettatore, pagante, urlante e non determinante.
Scrolliamoci di dosso la pigrizia, il fatalismo, il menefreghismo, la fastidiosa arroganza e il tedioso torpore atarassico con cui ci siamo ammantanti nell’ultimo mezzo secolo.
Se non scendiamo nelle strade e nelle piazze, se non ci riappropriamo di spazi e prospettive, se non ci organizziamo insieme agli altri, dando vita a movimenti, comitati e collettivi, se continuiamo e farci inghiottire dalla “rivoluzione” digitale, se non agiamo quotidianamente sul nostro territorio, mettendo fine alle miriadi di piccole ingiustizie con cui ci scontriamo ogni giorno, nulla potrà cambiare, e vivremo in una perenne e desolante illusione di cambiamento, mentre sprofonderemo inesorabilmente negli abissi di una massificazione indotta, intrisa di apparenza e servilismo.
Esiste una moltitudine operosa e instancabile, ed occorre fare leva su questa moltitudine, arricchirla e rinfoltirla, e farla divenire un’onda inarrestabile, in grado di travolgere tutta la società, oramai accasciata e muta dinanzi il potere dominante e agli eventi che si susseguono con irrefrenabile noncuranza.

Se vogliamo cambiare l’unica cosa da fare è agire.

Pubblicato da: oltrelacoltre | 30 luglio 2008

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